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più caldi e più liberi di quelli dell’Azeglio. Poi, sempre parlando di me: le sue parole piacquero e da molti dei nostri liberali, che lo credevano sincero ecc. Poi, in fine: il Cornero si congedò dai Romagnoli con grandi promesse d’energici fatti, e come se riandasse a Torino a far la cospirazione nella cospirazione ecc. ecc.

«Tutto ciò è compiutamenle inesatto: e la memoria e lo spirito di parte hanno singolarmente tradito il signor Saffi, e gli hanno dettato espressioni ingiuste e gratuitamente ingiuriose a riguardo mio.

«A porre le cose nel loro vero aspetto, mi è forza risalire un po’ indietro.

«Nel 1852 m’era addetto, ancora studente, alla Giovine Italia: mi vi era addetto, sì perchè la forma repubblicana arride maggiormente come il bello ideale dei governi, sì perchè non poteasi in allora da verun italiano porre speranza in altro che nell’insurrezione. Vi durai poscia frammezzo a tutte le persecuzioni e le fucilazioni dei nostri, adoperandomi con quanto di forze stavano in me in servizio della causa che avevo abbracciata.

«Ma se l’efficacia di quell’associazione in diffondere genericamente i principi di libertà e nazionalità era stata non lieve, come predicazione però repubblicana e come società cospiratrice essa era andata ogni giorno perdendo terreno e i suoi proseliti anzichè crescere s’erano fatti giornalmente più radi, tantochè dal 1840 e 41 in poi s’era dovuto qui smettere ogni tentativo di nuovi arruolamenti, e restringerci, pur tenendoci in corrispondenza coi capi, a predicare genericamente, senza proposizioni speciali, i nostri principî.

«In Piemonte da quel tempo non più un uomo veramente influente, o per ingegno o per posizione sociale, o per mezzi di fortuna avevamo potuto arrestare nelle nostre file; — delle masse non parlo, cui, come ognun vede volere arruolare in una cospirazione è cosa ridicola; — e quando nell’inverno del 1844, dopo essermi in Parigi ed in Londra affiatato coi mazziniani e con Mazzini medesimo, tentai raccoglier denaro per una spedizione che allora disegnavasi e che