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presentante in seno al Parlamento dello Stato Romano e, giunto a Roma a tale oggetto, mentre n’era già partito il pontefice per ricoverarsi a Gaeta, sedette nell’Assemblea nazionale fino all’ultimo istante in cui ella rimase unita, partecipando a tutte le solenni e legali risoluzioni che vi si decretarono, ed allo stabilimento del governo provvisorio.

Nominato nel 1849 deputato all’Assemblea costituente, cedendo alle istanze del Muzzarelli, si prestò ad essere sostituto al ministro della pubblica istruzione, e quindi negli ultimi tempi della repubblica ministro interino.

Rimasto per tre mesi in Roma, dopo l’ingresso dei Francesi, rientrò quindi in Bologna, ove si stette occultamente per più d’un mese, e poscia con passaporto sardo, fattogli rilasciare dal marchese d’Azeglio, traversò i ducati e si rifugiò in Piemonte, questo grande e generoso asilo de’ compromessi politici di tutta Italia.

Scelta Genova a sua dimora, venne tosto da quel municipio eletto professore di fisica nel ginnasio civico, ove non tardò a formare il gabinetto delle macchine; e dirigendo egli stesso la provvista e la costruzione d’ogni apparato, potè in brevissimo tempo con mezzi mediocri rendere quel gabinetto atto a servire convenientemente alla scuola.

Ammalò in quel tempo il cavalier Peyrone, professore di chimica applicata alle arti nelle scuole tecniche, e venne chiamalo il Gherardi a supplirgli; come riuscisse a gradire al pubblico nelle lezioni ch’ei fece nei due primi mesi del corso, lo attestò senza più il nuovo incarico che gli venne affidato l’anno dopo di sostituire cioè il professore Ansaldo, impedito da pubblico servizio, nella cattedra di meccanica applicata, che tenne per tutto quell’anno.

Eletto professore di fisica e chimica, fin dallo scorcio del 1851, alla regia scuola di marina, nella direzione del gabinetto, come già nel creare quello del ginnasio, potè introdurre in un certo numero di macchine di maggior uso per utili modificazioni, altre ne fece eseguire di propria invenzione, e quel ch’è più, vi creò il gabinetto e la scuola dell’ottica che vi facevan difetto.