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Ad ogni modo ei venne ricevuto dottore per acclamazione, giacché in Francia si è sempre disposti a render una certa giustizia agli uomini d’ingegno superiore, qualunque siensi del resto le loro opinioni governamentali; ma invece di affidarsegli una cattedra di primo rango, come il di lui splendido successo sembrava meritargli, lo si mandò professore di filosofia a Rochefort.

Pel resto; l’ignoranza del Ferrari in materia politica era così immane, ch’ei non sapeva neanche cosa si fosser partiti, e ciò a segno tale, che attaccato, a cagione dei principî che gli si attribuivano, da un giornale legittimista, si rivolse ad altro periodico dello stesso colore, onde inserisse la sua difesa e l’apologia delle sue dottrine, rimanendo l’uomo il più stupito della terra, quando quel redattore in capo, con un’urbanità del miglior gusto, gli ebbe significato non essere a quella porta ch’ei doveva bussare.

A Rochefort il Ferrari godè per un anno di una tranquillità studiosissima, della quale indi in poi non doveva fruire così per fretta.

Non solo stese con grande diligenza tutte le lezioni del suo corso, e in modo sì acconcio da poterne in seguito usar sempre, ma si fece ricevere bacelliere in scienze a Bordeaux, e si preparò al concorso per venire ammesso aggregato — agregé — per la filosofia, grado superiore, mediante il quale gli era dato aspirare a qualsiasi più elevata posizione dell’insegnamento in Francia.

Questo nuovo e più importante esame fu sostenuto dal nostro protagonista con non minor plauso di quello da lui conseguito ne’ due precedenti, e il Cousin, rifiutandogli il semplice titolo d’aggregato da esso ambito, il nominò ad un posto assai superiore, confidandogli la cattedra di filosofia presso la facoltà di Strasburgo.

Nell’antica metropoli dell’Alsazia il Ferrari ultimò il suo studio sulla teoria di Platone, studio di cui si era già occupato a Rochefort; inventò un metodo particolare per leggere gli Analitici di Aristotile, e prese a sostenere quella terribile lotta contro il partito clericale che finì nel 1843 colla sua destituzione, ordinata dal Villemain, ministro allora dell’istruzione pubblica.