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La medaglia al valor militare gli fu meritato guiderdone per sì commendevole contegno.

Nominato nel luglio del 1854 a comandante della brigata Casale, fu promosso a maggior-generale in agosto del 1855, e nel marzo del 1859, allo scoppiar della guerra, gli fu affidato il comando della 5a divisione attiva, alla testa della quale il nostro protagonista ebbe parte grandissima alla contrastata vittoria di San Martino.

Noi non descriveremo questa tremenda battaglia che durò dalle sette del mattino alle nove di sera — quattordici ore! — e che venne impegnata, direm così, per sorpresa contro un nemico tanto superiore in numero, preparato, egli, a combattere, fornito di artiglierie formidabili, ch’ebbe agio di collocare in posizioni naturalmente fortissime; ma non possiamo trattenerci dall’indicare almeno le principali gesta del nostro protagonista.

Nel primo attacco avvenuto il mattino, quando si trattò di sloggiare l’Austriaco dalle alture di San Martino, ajutato solo da poche forze della 3a divisione, benchè avesse dinanzi a sè quasi tutto il corpo d’armata comandato dal generale Benedeck, riuscì, animando coll’esempio e colla voce le proprie truppe, a spingerle su quegli elevati contrafforti coronati da ben trenta pezzi di cannone, e ricacciandone il nemico, pervenne ad impadronirsi di tre bocche da fuoco.

Ma sopraffatto dal numero dell’avversario, che di momento in momento riceveva ajuti di truppe fresche, il general Cucchiari si vide costretto, avendo già perduti più di 1,300 uomini, ad abbandonare quei trofei ed a ritirarsi, per iscendere a riordinarsi e a riprendere posizione a Rivoltella.

Giunto però un ufficiale d’ordinanza del Re che avvertiva come i Francesi stessero vincendo a Solferino e che Vittorio Emmanuele voleva che i suoi soldati fossero essi pure vincitori a San Martino, il prode Cucchiari, alla testa della sua divisione, insieme alla 3a ed alla brigata Aosta, si risospinse verso le sette della sera all’assalto.

Abbiamo udito dalla bocca del prode generale che