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È questi uno de’ più giovani, e diciamolo subito, a rischio anche di offendere la di lui modestia, uno dei più simpatici rappresentanti della nazione nel nuovo Parlamento.

È nato in Cesena il 20 maggio del 1829 dal notajo Giovanni e da Maria Zamboni. Compiti rapidamente gli studî letterarî e filosofici in patria e in Ancona, si recò sedicenne appena — nel 1845 — a seguire le discipline legali nell’università di Roma.

A diciott’anni, nel 1848, al rompersi della guerra per l’indipendenza nazionale i suoi condiscepoli il chiamavano a far parte del comitato universitario istituito nella città eterna, allo scopo di promuovere l’arruolamento per quelle sante battaglie; più tardi, nel periodo repubblicano, il Finali prese parte attiva nei circoli politici, ove di già la sua parola netta e assennata richiamava l’attenzione ed eccitava il plauso degli ascoltatori.

Cadute le sorti italiane, e gli Austriaci tiranneggiando nell’atroce modo che ognun sa le Romagne, il Finali non si ristette un momento dal dividere colla valorosa e ardente gioventù romagnola i rischi d’una perpetua cospirazione.

Ciò non impedivagli tuttavia di continuare i suoi studî legali, e difatto nel 1854 il vediamo abilitato all’esercizio dell’avvocatura. Nè gli studî legali erano i soli cui intendesse la mente il nostro protagonista, il quale, avendo fede nel nazionale risorgimento, prevedeva come incombesse a tutti coloro cui questa ferace terra d’Italia era stata larga d’ingegno, di prepararsi nel modo il più acconcio ad ajutare la patria nello svolgimento de’ suoi grandi futuri destini.

Così avvenne che il Finali percorresse con grande attenzione e molto profitto le pagine di quei sapienti che dettarono le norme le più sicure e le più vantaggiose agli ordinamenti civili, sociali ed economici delle