Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/182


– 118 –

dente, vi rappresentò l’elemento il più progressivo e liberale. Però, è giustizia da rendergli, quel periodico non venne mai meno ai principî di libertà, che in molte occasioni sostenne più fermamente di ogni altro, come, a cagion d’esempio, quando si trattò della legge De Foresta sulla stampa; e sopratutto propugnò la politica d’italianità e d’unificazione con costanza e fermezza, non cedendo in questo benchè minimamente il passo ai più avanzati periodici.

Il suo principal merito, che fu dapprima imputato a colpa all’Indipendente, fu quello d’avere aperta la discussione e sostenuta ad oltranza, fino dal 1857, la tesi della necessità dell’alleanza francese e di aver sempre, in mezzo alle parziali lotte tra i singoli ministri, difeso ed appoggiato in tutto e per tutto il conte di Cavour, al quale sommamente importava mantenere intatta e piena la fiducia del paese.

La linea politica, dritta ed indipendente da ogni ajuto od influsso governativo, che tenne questo giornale, e l’andamento più libero e deciso che assunse dal maggio 1858 in poi, quando ne divenne solo proprietario e direttore il Castiglioni, gli ottenne molto credito nell’Italia ed all’estero. Era forse l’unico giornale liberale che penetrasse in Toscana, grazie agli sforzi del commendatore Boncompagni, ambasciatore sardo a Firenze, che n’era collaboratore; e ci consta che colà giovasse assaissimo dando favorevol indirizzo alla pubblica opinione, e ciò sino alla primavera del 1859, quando per due articoli contro i ministri del granduca e la dinastia di Lorena, ne fu sospesa l’introduzione con gravissimo danno economico, ma con molto onore del foglio, che tra i primi sostenne l’impossibilità di mantenere Leopoldo II a sovrano della Toscana, e la necessità dell’annessione di quella provincia al regno Sardo.

E giacchè siamo entrati nell’argomento del far l’istoria di quel giornale, ci si permetta d’esaurirlo coll’aggiungere che dell’Indipendente distribuironsi per sei mesi seicento copie clandestinamente nel Lombardo-Veneto, e ciò a spese esclusive del Castiglioni stesso il quale vi consumò tutto quel po’ che possedeva.

Nè dobbiamo trascurare di notare che questo non