Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia.pdf/158


— 98 —

vani animati da nobilissimi sentimenti, tali quali un avvocato Pietro Gilio, un avvocato Fecchini, un avvocato Allegra ed altri, ei fu fondatore in Torino di una società politica, detta dei Liberi Italiani, la quale non poco cooperò al movimento che stava per iniziarsi.

Il Beolchi, anch’egli come l’Arrivabene e come alcun altro, ha pubblicato memorie intorno ai rilevantissimi fatti cui prese parte e noi ci gioveremo di tali memorie — interessanti sotto ogni aspetto e per gli avvenimenti che con estremo candore e caldezza d’affetto riferiscono, come per lo stile e la lingua, facili, puri, piacevolissimi.

Le cause che prepararono la rivoluzione del ventuno, oggi che finalmente l’unione e l’indipendenza italiana non sono più un sogno, un’aspirazione, ma una quasi completa e splendida realtà, non hanno bisogno d’essere investigate. A sì ineluttabili e provvidenziali moventi deesi aggiungere che le condizioni della Lombardia e della Venezia, riassoggettate al duro giogo dell’Austria, quella del Piemonte, infelicissima pure, giacchè sentivasi la funesta influenza del gabinetto di Vienna pesare fatalmente sul Sardo, erano delle più abbiette e tali da indurre un popolo, in cui lo spirito nazionale cominciava a svegliarsi, a tentare ogni modo onde pervenire a sottrarvisi. Si sa che gli avvenimenti di Napoli contribuirono pure assai ad affrettare lo scoppio di quelli che si preparavano in Piemonte, mentre conoscendosi la marcia d’un esercito austriaco contro i Napoletani, si credette dover cogliere l’occasione in cui le armi nemiche trovavansi lontane di Lombardia per insorgere e proclamare una costituzione identica a quella che l’oppressore d’Italia recavasi a soffocare nell’antica Partenope.

Noi non rifaremo la triste storia del come quel generoso moto in cui tanta nobile gioventù italiana si era slanciata con tutto l’ardore, andasse fallito; essa è d’altronde ben nota; solo diremo che il nostro Beolchi, il quale avea fatto parte di quell’eroico pugno di federati che si strinsero intorno alla compagnia comandata dal prode capitano Ferrero a San Salvario — fatto veramente mirabile, narrato dal nostro protago-