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non parlava col signor Avesani, se questi non voleva ascoltarlo; ma parlava col signor podestà e cogli altri.

«Egli terminò il suo discorso col rinfacciare che si era promessa la tranquillità del paese, tostochè si fosse accordato dal governo ciò, che poi ottenuto, provocò un’agitazione maggiore e nuove domande; ch’egli aveva radunato il suo consiglio di governo per ascoltare quello che si chiedesse ancora, acciocchè, se le domande fossero tali ch’egli ed il consiglio avessero facoltà di aderirvi, se ne trattasse in quella conferenza.

«A tale eccitamento il signor podestà rispose che il municipio aveva scelta una deputazione formata degli individui presenti, allo scopo di far conoscere a S. E. ciò che si credeva indispensabile ad evitare l’effusione del sangue; il che stava sopratutto a cuore del municipio, il quale si era a ciò adoperato nei giorni trascorsi e si adoperava tuttora; ed invitò l’avvocato l’Avesani a farsi l’oratore della deputazione.

«L’avvocato Avesani espose che il signor governatore non poteva aspettarsi una domanda ordinaria nella sfera delle attribuzioni del consiglio di governo; che ogni dissimulazione era vana; che non v’era tempo da perdere; che perciò la deputazione non entrava nè in confutazioni dell’inconveniente preambolo del signor governatore, nè in discussioni sulla ragionevolezza o meno, dei motivi del malcontento del paese, o sulla sufficienza delle tarde concessioni fattegli; ch’era forza andar subito al concreto, e che la domanda concreta era questa: Il governo austriaco ceda il potere!

«Quand’è così, rispose indignato il governatore, io mi dimetto dal governo, ed a norma delle istruzioni ricevute, lo rimetto nelle mani di S. E. il governatore militare; e così la città avrà che fare unicamente con lui.

«Allora l’avvocato Avesani disse d’aver poc’anzi veduto, nella vicina stanza, all’aprirsi di una porta, S. E. il sig. conte Zichy, comandante della città e fortezza, e pregò S. E. il sig. governatore conte Palffy di farlo chiamare, acciocchè egli udisse sull’istante la domanda e desse sull’istante la sua risposta.

»Il sig. conte Palfly andò egli stesso a chiamarlo,