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sposto: — Gli è tanto vero che io non ho fatto carbonaro Arrivabene, che avendogli confidato ch’io volea farmi tale, egli me ne sconsigliò.»

Tradotto nelle carceri di San Michele di Marano, convento dagli austriaci convertito in prigione di Stato, vi rimase sei mesi, solo dapprima, quindi in compagnia di Laderchi e di Maroncelli, sostenendo con molta longanimità la propria sventura, ed ajutando gli altri due a sostener la loro. La descrizione delle occupazioni quotidiane del prigioniere, delle emozioni sofferte, degl’incidenti occorsi durante la sua cattività, della commovente maniera colla quale si distacca dai suoi soci d’infortunio al momento della sua liberazione, è così interessante, che rammaricandoci di trovarci costretti a sopprimerla, noi invitiamo il lettore a prenderne conoscenza alle memorie stesse dell’Arrivabene.

Ricevuto con festose accoglienze a Venezia, e più a Mantova ed in Milano, ei non potè fruire a lungo della gioia di vedersi libero e amato e stimato meglio che mai. Gli arresti de’ compromessi politici, sopratutto pei moti del Piemonte e per quelli che dovevano secondarli in Lombardia, si succedevano e si moltiplicavano intorno all’Arrivabene con una rapidità spaventosa. Ai primi d’aprile del 1821 la fatale notizia dell’imprigionamento di Mompiani e di Borsieri gli fa prendere la salutare decisione di espatriarsi, decisione ch’ei mette ad effetto in compagnia dello Scalvini, d’Ugoni e d’un fido domestico. Dopo mille contrattempi e perigli corsi e miracolosamente schivati, la cui narrazione nel libro del chiaro autore riesce delle più attraenti, i quattro fuggiaschi pervengono ad oltrepassare il confine e a metter piede in Isvizzera.

«Io ignoro — esclama pervenuto a tal punto del suo racconto l’Arrivabene — se l’esilio, adulto ormai di sedici anni, avrà un termine per me, o durerà quanto il viver mio. Ma ove mi fosse dato riporre il piede sulla terra natale, io ricalcherei, potendolo, le stesse orme che tracciai fuggitivo, e andrei in cerca (per benedire gli uni, benedire e ricompensare nuovamente gli altri) di tutti coloro i quali, ricchi o po-