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Nato nella provincia di Biella il 9 febbrajo del 1811, si è applicato fin da’ suoi giovani anni al commercio, e con sì splendidi resultamenti da avere acquistata una delle più cospicue fortune del giorno.

Pagando da diversi anni tremila lire d’imposte dirette, lo si è compreso nella categoria 21ª dell’articolo 33 dello Statuto, e con regio decreto in data 19 dicembre 1850 è stato nominato a senatore.

Nella tornata del Senato in cui il Plezza riferiva intorno alla insigne dignità accordata all’Ambrosetti, nell’avvertire che questi non aveva ancora l’età richiesta dalla legge, proponeva tuttavia la recognizione della validità della nomina e che si consentisse al nuovo senatore di prender parte alle discussioni del Corpo senza voce deliberativa, sinchè avesse compita l’età.

Il Senato approvava tale proposta, considerando che coll’ammettere l’Ambrosetti nel proprio seno faceva acquisto d’uno de’ luminari del commercio piemontese.





Colui che fornito di mezzi morali — e tutti, qual più, qual meno, di una sorta o di un’altra, ne possediamo — sen vive neghittoso e in disparte, vera pianta parassita della società, ponendo in non cale la sublime massima del filosofo americano: l’uomo esser tanto da stimarsi, quanto vale a rendersi utile all’altr’uomo: colui, diciam noi, deve arrossire di mala vergogna, e comprendere tutta la colpa della propria nullità nel percorrere taluna di queste pagine, in cui compendiamo l’operosa esistenza di personaggi, che al pari di quello che ci cade or sotto la penna, si può dire non abbiano avuto un pensiero, nè vissuta un’ora, che