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ficili circostanze attraversate dal proprio paese, prima di giungere al desiato momento della sua liberazione, di adoperarsi ad alleviarne i mali, mediante i suoi beneficii e i mille soccorsi da esso largiti alle famiglie i cui membri principali gemevano nelle prigioni pontificie o nell’esiglio. E ogni qual volta si è offerta un occasione nella quale si fosse potuto aver ricorso ai lumi del principe, egli non ha mai fallito al compito assuntosi, e i suoi savi consigli non hanno poco contribuito a preparare la via a quegli avvenimenti felici, mediante i quali le Romagne si sono finalmente sottratte all’odiato dominio dei papi.

Il principe Simonetti, allorquando sono venuti i tempi delle ricompense, da quell’uomo modesto e disinteressato ch ’egli è, si è tratto addietro quanto ha saputo e potuto, ma non tanto che nol giungessero i favori di un sovrano, il quale ama troppo egli stesso la patria, per trascurare di offrire il meritato premio a chi le ha pure giovato, questi ha voluto che il principe fosse decorato dei reali ordini e sedesse nel Senato del regno, ove i suoi lumi e il di lui patriottismo, profittano e profitteranno, per lungo tempo, giova sperarlo, alla nazione.


senatore.


In quei tempi da campo eliso, in cui in Toscana si viveva una vita, che sotto l’apparenza di una gaiezza fittizia e di una coltura superficiale, nascondeva un gran vuoto, esistevano alcune case, nelle quali soltanto si riuniva una società seria, composta di dotti uomini che sapeva guardare un poco al di là del presente o di un immediato avvenire.

Di queste case non nomineremo che una, per ora, ed è quella appunto del chiaro personaggio, di cui ci facciamo a parlare.

Noi non siamo esagerati, affermando che nei tempi cui abbiamo fatta allusione e che vennero fino all’a scensione al pontificato di Pio IX, non si sia fatto e