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tica e la finanza era ben degno che amministratore nel suo paese fosse l’Elena e fu, e quasi tutto il 1859 ebbe carica e facoltà di Provveditore agli studi, ma ministro all’interno il Rattazzi fecegli il tre del novembre richiedere se accetterebbe posto di Governatore in una delle principali provincie del regno. Elena accettò e scelse Alessandria grato all’amico; se valeva, buono era valesse dove l’amico aveva patria, nome, e autorità . Pochi mesi erano corsi e il conte di Cavour che l’aveva innanzi ringraziato d’avere accettato il sindacato di Genova, ed eccitatolo a far procedere la pratica del dock arrestata da gente la cui vista non mirava molto lontano, risalito ministro fu lieto di trovar l’Elena in faccenda di Stato e subito si volse a lui stesso per cosa importantissima: accettasse il Ministero dei lavori pubblici, e qui Elena, ritraendosi consigliò che al gabinetto entrasse un lombardo. Jacini e Trezzi, lombardi, furono pregati entrassero alla finanza, ma alla finanza ripugnanti, e ad esso stessa negandosi l’Elena, rimase che il lombardo avesse i pubblici lavori, e fu ministro il Jacini, che ora prosegue dopo non lunga interruzione l’opera sua. Cavour voleva pur l’Elena al gabinetto, e per altre sue speciali cognizioni invitollo alla marina, ma come il grand’uomo avrebbe voluto nominare un altro personaggio alle forze marittime, e pareva all’Elena scemata l’autorità nella grandezza della responsabilità ministeriale amo meglio rimanersi nel suo governo provinciale, Cavour non trovando come acconciare, e sono ragioni alte in carte che io ho vedute, non nominò il generalissimo e tenne anche la marina per sè. Documenti onorevolissimi per l’Elena esistono su questa pratica di che potrebbe illustrarsi se non si fosse illustrato e non si illustri di nobili e perseveranti servigi alla patria in una diligenza e in una probità che ha dell’esemplare.

Durò in Alessandria sino al ministero Peruzzi che succedette con arti irose al ministero Rattazzi, e cadde poi per più irose forze non di ministrabili, ma di popoli concitati da mutazioni di condizioni proprie minuite nell’accrescimento di forza alla condizione gene-