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deputato.


Il progresso civile ed intellettuale dei popoli, non è solamente l’effetto di avventurose contingenze: egli è una conseguenza dello spirito filosofico, che informa il carattere di un’epoca. L’epoca della rivoluzione francese del 1789, fu determinata dalla prevalente filosofia scettica, formulata e svolta, nelle migliaja di scritti dei volterriani, e degli enciclopedisti, e pertanto, le teoriche sanzionate col sangue dei martiri, da quell’epoca in poi, sono il riflesso della lotta, fra l’inevitabile progresso civile, e la reazione multiforme, dei potentati e del clero.

L’Italia deliberava alle medesime fonti, poichè le folgori di greca e romana sapienza, che fulminarono i tiranni dall’alto della tribuna francese, erano stati temprati in Italia, ove l’antica sapienza si ebbe ricovero. Laonde, l’eroica gara di quelle immortali individualità che s’immolavano volonterose alla scure del carnefice, trapassò dalla Francia, nelle italiane regioni. La città di Napoli e le provincie, ne furono insanguinate; ma sventuratamente la guerra civile e la cospirazione antiliberale prevalsero, e la lotta dei partiti trionfava. In uno di tali dolorosi episodi, Giuseppe D’Errico, avo paterno dell’attuale Giuseppe, ca deva trafitto da’ sicari del governo dispotico perchè di convinzioni liberali, ed integro nell’esercizio delle funzioni di governatore. Da quell’epoca incomincia una serie di persecuzioni, di carcerazioni,di confische, di esigli patiti dai signori D’Errico, che non ebbe fine che all’alba del risorgimento del 1860.

Da Mirsule ed Irene de Novellis, nel 1818, sortiva i natali Giuseppe D’Errico, nella città di Matera in provincia di Basilicata, ed ereditava i sentimenti liberali dei suoi maggiori, le cui tradizioni si rapportavano a lungo periodo d’italiane sciagure politiche.

Ed invero la famiglia D’Errico, per parte di donna, discende dalle illustri prosapie dei conti Fabbroni e