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dezza, dei quali la vostra cospicua provincia cotanto abbonda, sono i mezzi coi quali a voi spetta di cancellare le vestigia di molti secoli di mala signoria, e mostrarvi figli degni di questa classica terra donde uscirono i più chiari lumi dell’italica sapienza.

«Nobile prova di alto sentimento italiano, di patriotica abnegazione e di civile concordia, voi deste col mirabile contegno serbato in questi giorni solenni per le future sorti d’Italia. Gl’Italiani vi hanno applauditi, il mondo civile vi ha ammirati. Da un popolo di tanta intelligenza e di così nobile sentire chi è chiamato all’onore di reggerne il governo, ben ha ragione di ripromettersi il concorso più illuminato e savio a promuovere ed attuare tutto ciò che meglio conduca al suo miglioramento morale ed economico sulla tutela della sua sicurezza ed al compimento dei grandi destini della nazione.

«E questo concorso io invoco ed attendo con animo fidente dalla autorità, dalle pubbliche rappresentanze e da tutti i buoni e gli onesti in nome della patria comune e del comune interesse.

Cittadini!

«Il governo sta al di sopra di tutti i partiti, sollecito del presente e dell’avvenire, sa dimenticare il passato, ed accoglie tutti gli uomini di rette intenzioni che si riuniscono francamente intorno al trono del Re nazionale, che nell’animo generoso non alberga altra ambizione che quella di essere chiamato il padre e l’amico di tutti gl’Italiani

Napoli, 30 ottobre 1864.

Il prefetto Vigliani.


Questo proclama ha prodotto un’ottima impressione sul popolo della grandiosa metropoli, tanto che come diceva una corrispondenza diretta al giornale L’Opinione pochi giorni dopo che il prefetto ebbe effettuato il suo ingresso in Napoli, tutti quanti i giornali fu rono unanimi nell’approvarne le idee non escluso il Popolo d’Italia.

Fissò sopratutto, aggiunge la corrispondenza stessa, l’attenzione generale l’ultimo periodo di quel manifesto che fu considerato come un in appello alla