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gliano le ire di coloro che ci riguardano, ora ormai più un abisso è già fra il passato e il presente, ogni relazione è rotta non per tua colpa, ma per tua opera; puoi dunque ben cedere alle premure benevole degli amici che ti dicono che questo ozio, che questo contegno d’astensione è un oltraggio al paese.

«Io dunque mi lasciai vincere, io mi volsi prima all’insegnamento universitario, mi occupai poscia del l’amministrazione e del riorganizzamento delle dogane del regno. Voleva non toccare alla politica, ma quelli stessi uomini che ora seggono in certe parti della Camera mi credettero capace d’entrare in Parlamento.

«Cosa porta cosa, e io mi arrivai sino a questo malaugurato banco, dove mi tocca sentire le amare parole dell’onorevole Saracco (movimento). È possibile che io abbia errato, è possibile che io abbia troppo facilmente accondisceso alla benevole insistenza degli amici, ma mi permetta l’onorevole Saracco che io se ho errato, non mi consulti con lui, ma mi consulti coi molti e sinceri amici che mi hanno onorato dei loro consigli, e credo mi onorano ancora della loro stima e benevolenza. (Vivi applausi dalla destra e dal centro; il ministro siede vivamente commosso, vari deputati vanno a stringerli la mano)».

Nè questa è la sola citazione che ci proponiamo di fare dei discorsi parlamentari proferiti dall’egregio commendatore Manna. Nella recentissima discussione avvenuta in Senato intorno al trasferimento della capitale a Firenze il Manna ebbe a pronunciare un’orazione delle più importanti, tanto pel suo valore intrinseco, quanto perchè conteneva la difesa e l’apologia del ministero del quale egli aveva fatto parte a cui la Convenzione con la Francia è dovuta. Questa orazione pertanto noi crediamo pure essere debito nostro di riprodurre qui per intero, come uno di quei documenti che deve registrare nelle eterne sue pagine l’istoria. Eccola adunque:

«Signori, quando un governo rende conto al paese della sua condotta, due cose si domandano da lui: gli si domanda non solo se ha abbastanza rispettato i principi di progresso e di libertà che fanno il moto