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chi la faceva quanto la parte a cui era diretta, acquistasse solennità maggiore, lo stesso conte di Cavour, con quella vivacità di parole con cui era uso a troncare anche le questioni più delicate, soggiungeva:

«La camera sarà convinta che io non posso, nè debbo aderire all’opinione manifestata jeri dall’onorevole deputato Menabrea; perocchè il ministero non può in veruna guisa ammettere la necessità di un mutamento radicale della legge sulla stampa nello scopo di renderla più efficace. Il ministero non ha questa convinzione: i membri che lo compongono dichiarano all’opposto che nel caso in cui una simile proposta fosse fatta, partisse essa dai banchi dei deputati dell’opposizione, od in altre circostanze, da quelli che appoggiano il ministero, essi la combatterebbero risolutamente. Forse questa mia dichiarazione sarà tacciata, d’imprudenza, perchè dopo di essa il ministero deve aspettarsi a perdere in un modo assoluto il debole appoggio che da qualche tempo gli prestavano l’onorevole deputato Menabrea e i suoi amici politici. Ma il ministero dichiarò già al cominciare di questa discussione che nelle gravi contingenze attuali stima come primo dovere d’ogni uomo politico quello di manifestare rettamente e senza ambagi i suoi propri intendimenti, di spiegare in presenza del Parlamento e della nazione qual è lo scopo che si propone di raggiungere, quale la condotta che si prefigge di tenere.»

Per tal guisa la fusione dei due centri riceveva il suo battesimo parlamentare. Essa sollevò le ire degli altri conservatori, produsse nel mondo diplomatico qualche viva sensazione, tanto che Azeglio stimò doverne porgere speciali spiegazioni ai rappresentanti del re presso le corti estere; e quando ebbe per prossimo effetto di portare Urbano Rattazzi alla vice-presidenza, poi, in seguito alla morte di Pinelli, alla presidenza della camera, provocò una crisi ministeriale, per cui il conte di Cavour usciva dal gabinetto.

Ma la pubblica opinione che in quell’episodio parlamentare scorgeva una delle garantie più sicure pel trionfo delle idee liberali, lo sancì così apertamente con la sua approvazione, che non tardava Azeglio a