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«Dura ancora il privilegio del foro ecclesiastico in certe materie puramente civili; ma il governo farà in modo che abbia a cessare quanto prima cosiffatta giurisdizione dei vescovi, la quale, se in secoli già da noi troppo remoti e dominati dalla barbarie riesci di eminente vantaggio e valse a mantenere in uso il romano diritto, ai tempi nostri può dirsi anormale; ed è anzi tutto incomportabile che la giustizia venga amministrata nello Stato e che le leggi vengano applicate da certi giudici, i quali derivano la loro autorità da un estraneo potere.»

E quando in quella discussione il conte Camillo di Cavour tenne lo splendido discorso che fra breve doveva aprirgli la via al suo primo ministero, il centro sinistro capi che quello era un uomo col quale presto avrebbe potuto accontarsi. Ond’è che quando lo stesso Cavour era assunto a ministro dell’agricoltura e commercio, la Croce di Savoja, organo di quel partito capitanato da Rattazzi, così ne parlava: «Il governo dichiarandosi solidario del programma di Cavour acquista quella forza, che noi, tutto il paese, tutta l’Italia gli auguriamo in questo momento.»

E a dare più autorevole significato a queste parole lo stesso Rattazzi, in un abile discorso tenuto nel dicembre del 1850, in occasione del progetto di legge per la tassa sui fabbricati, riferendosi ancora all’arringa tenuta dal Cavour il 2 luglio di quell’anno, così eccitava il ministero: «Il gabinetto non può e non deve dissimularsi che non potrà altrimenti ripararsi dai colpi del partito il quale lo minaccia sordamente e scaltramente, che alzando a fianco della bandiera della moderazione, quella della fermezza, dell’operosità, del progresso, che ponendo mano ardita a quelle riforme che sono nel voto universale e senza le quali esso non potrà sperare, nè in quest’Assemblea, nè fuori, un sincero e valido appoggio.»

Al quale appello franco e leale non tardava a risponder Cavour, il quale, già diventato a quell’epoca il leader del ministero, nella tornata del 50 gennajo 1851 faceva le seguenti dichiarazioni:

«Se mai il ministero venisse a conoscere che per