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Parlamento per tentare di liberarsi dai regi. Rattazzi scorse che qui stava per il momento il rischio peggiore, e, nominato a relatore della Giunta per le leggi dell’unione, poneva in opera tutta la sua eloquenza e tutta la sua finezza per vincere le paure dei municipali e far votar tali leggi quali le desiderava la Lombardia.

Pier Dionigi Pinelli, che in consimile questione era il più fiero antagonista della Giunta, mirando specialmente a Rattazzi di cui era sempre stato l’emulo già nel foro, in un suo opuscolo mandato alle stampe il 19 luglio di quell’anno tempestoso, diceva:

«Oh voi della commissione, io non calunnio le vostre intenzioni, io vi credo fedeli a quel giuramento che deste con noi alla monarchia e alla dinastia che ci regge; ma lasciate che vi neghi il nome d’uomini di Stato, d’uomini politici, di uomini che abbiano comprese le vere utilità, le vere nccessità della patria.»

Ma nè il Parlamento, nè il paese sancivano tale giudizio; chè le sue leggi furon vinte nel senso della Giunta, ed il paese le accolse con plauso.

Questa battaglia parlamentare, che durò più giorni del giugno e parte del luglio, e che fu cerio l’episodio il più notevole della prima sessione, pose in evidenza il valore di Rattazzi, il quale di lì a pochi giorni era chiamato a far parte del gabinetto Casati col portafogli dell1 istruzione pubblica. Codesto ministero fu il più breve fra quanti ebbe finora il reggimento costituzionale fra noi, dacché la rotta di Custoza precipitando a male le cose della guerra e prevalendo i consigli della necessità che all1 armistizio Salasco faceva succedere la mediazione, dovè lasciare il maneggio della cosa pubblica al partito conservatore.

Al riaprirsi del Parlamento nell’ottobre, trattandosi di eleggere il secondo vice-presidente della camera dei deputati, Rattazzi ebbe 59 voti contro 69 dati al suo competitore Giacomo Durando. Quei 59 voti appartenevano all’opposizione, la quale, costituita in tanta forza, dichiarava così di riguardare come uno de’ suoi principali capi il deputato d’Alessandria.

Ond’è che quando a fronte di tale opposizione di