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mo paese, in questa grande officina della civiltà del mondo, ei si riabbracciò liberamente coi suoi fratelli di principi, e fra i palpiti del sentimento nazionale egli udi il risorgimento italiano tuonare nei campi di Lombardia.

Fu allora che diede un addio all’ospitale Albione, e corse a Torino mentre il genio di Garibaldi preparava la procella che doveva scoppiare a Marsala. Egli non aspettò per isfidar la tirannide, che la tirannide fosse morta. Sbarcò in Sicilia insieme con la procella, seguì passo a passo l’orma immortale che il piè d’Italia stampò da Marsala a Capua. Nella giornata del 1.° ottobre, nella quale la tirannide rimase affogata in un torrente di sangue generoso, alle cure del soldato ei mescolò quelle del medico, e spiegò nell’ajutare i feriti sotto una pioggia di ferro e di piombo, l’alacrità ed il sangue freddo, che avrebbe mostrato in un ospedale. Dopo la battaglia, Garibaldi, che esultava ad ogni prova dell’eroismo italiano, disse a Braico — Voi vi siete comportato da prode! ho il piacere di stringere la mano di un valoroso, e ve ne ringrazio in nome della patria comune.

Oggi in Italia non vi ha tempo al riposo; invano lo stanco operajo vorrebbe sdrajarsi sotto il tetto paterno. Avanti, avanti, gli grida la patria. Siete stato martire jeri, siate soldato oggi, e sarete legislatore domani: il riposo dei patrioti è nella tomba!

Sempre attento a quella voce sacra, incaricato dai suoi concittadini di rappresentarli, Cesare Braico siede in Parlamento sullo stallo che ha sempre ricercato nella vita: al posto della lotta, dove non si dipende da nessuno, dove non si è che l’eco fedele dei bisogni della patria. Egli si trova nella schiera della sinistra e non discontinua coi suoi colleghi di spronare l’inerzia del governo e di mostrargli l’Italia vacillante sull’orlo dell’abisso dal quale uscì jeri.

Non trascuriamo di dire che questa ricca natura non ha potuto tutta spendersi ed esaurirsi in lotte e dolori. Braico ha ancora avuto il tempo di coltivare le muse e di acquistare una conoscenza profonda delle letterature straniere. Alla vista di quella vita sì com-