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Nacque in San Chirico Nazaro nella provincia di Basilicata dai conjugi Michele e Nicoletta De Stefani il 18 luglio del 1815.

Fece i primi studi in patria e recatosi in Napoli nel 1830 vi si stabili, applicandovisi agli studi di giurisprudenza. Nel 1842 dietro pubblico esame fu nominato giudice di circondario. Gli avvenimenti del 1848 e 49 il fecero divenir sospetto agli occhi del governo, dimodochè ei credette di sua dignità offrire la propria dimissione.

Ritiratosi quindi a Potenza, capoluogo della nativa provincia, vi fissò sua dimora dandosi ad esercitare colà con onoratezza e distinzione la professione d’av- vocato.

Il collegio di Muro lo elesse a proprio rappresentante in seno al primo Parlamento del regno d’Italia.




CESARE BRAICO

deputato.


Quando la tirannide copre l’uomo di nebbia — quando ella gl’ interdice i mezzi di sviluppare le sue facoltà — quando lo separa dagli oggetti del suo amore — quando spegne le speranze da lungo tempo accarezzate e lo circonda d’un vuoto immenso, tra questo vuoto surge la poesia come il verbo della creazione. Ella ritrae il pianto e le aspirazioni del soffrente, profitta della stessa sua impossibilità di agire per dare ai sogni dell’azione proporzioni omeriche. La grande poesia è figlia della sventura; essa, come la Ninfea, nasce sulla verde acqua dove s’annidano e guizzano i rettili. Cesare Braico ha bastantemente salite le scale della infelicità per attingere a quest’alta poesia; egli è uno dei vati più casti e più gentili che han cantato sotto la scure dei Neroni.