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volendo poter «dilatare senza pericolo e insino agli ultimi termini la libertà d’insegnamento nel fatto dell’alta scienza», apportava alcune gravi modificazioni alla legge 25 novembre intorno all’estensione del libero insegnamento, alla forma degli esami, ai gradi e onori accademici, ai quali in peculiar modo egli intendeva dar credito nuovo e durevole.

«Egli proponeva inoltre con nobilissimo intendimento di far sì che l’amore verso le scienze elevate e difficili «si mantenesse non solo per ambizione di gloria, ma per desiderio ragionevole e proporzionato di profitto e di lucro.»

«È noto l’esito sortito alla Camera di questi e da due altri disegni di legge: la commissione eletta dagli uffici per esaminarli dichiarò essere inopportuna qualunque sanzione, anche implicita, non che qualunque esame della legge 15 novembre 1859 e per conseguenza «precoce qualunque studio sulle modificazioni e miglioramenti da introdursi parzialmente nella medesima.»

Il Mamiani risolvette allora di ritirare i disegni di legge che aveva presentati.

«Senza farci giudici dei motivi che possono aver indotta la Camera a questo voto, noi non possiamo noti deplorare che le eccellenti disposizioni del Mamiani non siano state sancite.»

Allorchè per la costituzione del nuovo regno italiano il conte di Cavour credette necessario che il gabinetto alla cui testa ei si trovava desse in massa le sue dimissioni, onde in certa qual guisa, rinnovate le condizioni dello Stato, anche il mandato del ministero fosse rinnovato, al riformarsi di questo il conte Mamiani cedette il suo posto al professore De Sanctis.

Le cause per le quali l’egregio nostro protagonista non riassunse il suo portafogli, non sono ben note; ad ogni modo può ritenersi che l’opposizione incontrata nel Parlamento dai quattro progetti di legge sopraindicati, e ch’egli ebbe a ritirare con regio decreto, vi contribuisse in qualche parte.

Il conte di Cavour, onde dare all’egregio suo amico una chiara prova della sua benevolenza, lo nominò poco