Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/66


– 452 –

pesare sopra di lui, la cui nota lealtà, provata appunto in quell’occasione, doveva essere arra per l’avvenire.

«Vedendosi pertanto minacciato e assalito nell’ombra da coloro che aspiravano anzi tutto a rovesciare gli ordini liberi, il Mamiani credette esser suo dovere di accettare l’appoggio di alcuni tra i più arrischiati liberali che nei circoli e per le piazze godevano presso il popolo di grandissima autorità.

«Fisso nel suo intendimento d’indirizzar tutte le forze vive verso un solo scopo, l’indipendenza d’Italia, egli credeva che in tutto il resto fosse necessario fare concessioni reciproche. Basta conoscere in quali circostanze si trovasse allora Roma per comprendere quanto savia ed opportuna fosse la deliberazione del Mamiani. Ma non così l’intendevano le due parti estreme che regnavano al Valicano e sulle piazze: discordi nello scopo, erano concordi nei mezzi, e i mezzi erano la distruzione dell’ordine di cose che esisteva allora.

«Un pubblico argomento della divisione che regnava fra gl’intendimenti del Santo Padre e quelli del ministero s’ebbe in occasione del manifesto che doveva significare al Parlamento qual fosse la via che intendeva di battere il governo. Quel manifesto, compitato dal Mamiani e da lui presentato all’approvazione di Pio IX, era stato modificato in alcuni punti, e non lievemente. Tuttavia il Mamiani per ispirito di conciliazione avea consentito di buonissimo grado alle mutazioni e cancellature fattevi. Il manifesto fu letto alla Camera dei deputati; sorse il principe di Canino, il quale, alludendo ad informazioni avute, e più ancora alle dicerie che correvano per la città, domandò se quel manifesto esprimeva il pensiero dei ministero amovibile, o del principe medesimo. La discussione s’inacerbì, benchè il ministero cercasse per quanto era da lui di rispondere per quanto si conteneva nel manifesto e di coprire l’inviolabile persona del principe. Un illustre storico, ch’è di presente compagno al Mamiani nel ministero, ha raccontato con molti particolari e scrupolosa esattezza la storia aneddotica di quel manifesto, che Pio IX un anno dopo disconfesso pubblicamente, benchè lo avesse postillato di pro-