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gli austriaci, come suoi figli. Il ministero ch’era allora al potere si ritirò, ma non era agevol cosa il surrogarlo.

«Tutti ricordano quanto acerba suonasse alle speranze italiane quell’allocuzione, primo passo di Pio IX nella via che dovrà, pochi mesi dopo, condurlo a Gaeta. Nessuno volea sobbarcarsi al difficile incarico di comporre un ministero; da un lato i perpetui nemici della libertà s’erano ingagliarditi, e non più minacciati, minacciavano; dall’altro i liberali focosi dichiaravano altamente non doversi aver più fiducia in alcune promesse di papa. A calmare alquanto l’effervescenza destala, il Santo Padre scrisse di proprio moto quella celebre lettera all’imperator d’Austria, ch’è un modello stupendo di eloquenza cristiana; ma l’effetto non corrispose all’aspettativa.

«Intanto le difficoltà interne crescevano; per non lasciare lo Stato privo d’ogni governo, i ministri che avevano chiesto congedo, consentirono a restare; il Mamiani, più e più volte invitato a far parte di un nuovo gabinetto, rifiutava sulle prime; ma i momenti erano supremi e credette far opera di buon cittadino tentando uno sforzo per conciliare pel bene generale gli spiriti divisi e concitati e per dare al Santo Padre reverenti e liberali suggerimenti.

«Il 4 maggio 1848 il ministero fu costituito, il Mamiani ebbe il portafoglio dell’interno, la presidenza prima fu riserbata al cardinale Orioli, poscia al cardinal Soglia. Facevano parte del ministero uomini onorandi, ma inferiori per la maggior parte alle difficoltà che si dovevano traversare.

«La stampa debaccava: i tribuni di piazza con reminiscenze greche e romane minacciavano, comandavano, imprecavano. Il Santo Padre, spaventato da tanto straboccamento di licenza, si refugiava nella preghiera e diffidava dell’opera sua, e più assai, di quanti avevano voce di amici della libertà. Il Mamiani era fra questi; il non aver voluto sottomettersi, per rientrare in patria, all’indulto di Pio IX, l’essere in qualche modo libero d’ogni impegno verso l’autorità pontificia, erano tanti gravami che con perfida abilità si facevano