Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/468


– 854 –

sona, onde arricchire di un egregio uomo, quell’illustre consesso in cui si ritrovano le notabilità più eminenti d’Italia.





Personaggio a più di un titolo rimarchevole, mentre alla chiarezza dei natali, aggiunge la ricchezza del censo e l’elevatezza dell’ingegno; egli ha avuto l’onore d’essere scelto dal re Vittorio Emanuele a coprire l’importantissima carica di prefetto di palazzo.

Il marchese di Breme ha di più la particolarità di essere un uomo che si conosce moltissimo in fatto di belle arti. E la sua riputazione sotto questo rapporto, è così bene stabilita che non vi è in Italia corpo accademico artistico, che non l’abbia a socio almeno onorario.

Le alte funzioni che gli sono affidate, non impediscono all’onorevole marchese, di disimpegnare assai assiduamente i suoi doveri di senatore; sebbene la grandissima estensione di sorveglianza e di cure derivategli dall’ingrandimento stesso della monarchia, e dall’appartenere ora a re Vittorio tante grandiose e magnifiche residenze reali, alcune delle quali contengono ricchezze artistiche di primissimo ordine, l’obblighi a continui viaggi, e ad assenze non brevi, dalla capitale.





Appartenente ad una di quelle grandi famiglie napolitane, di antichissima nobiltà e di grandi fortune, il duca di Cirella non si è mai mostrato simpatico al governo dei Borboni, e dopo il 1848 allontanatosi dalla patria, ha vissuto quasi sempre lontano da essa.

Egli è stato uno dei primi a salutare con gioia l’avvenimento del regno di Vittorio Emanuele, e a dichiararsi devoto al nuovo ordine di cose.