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carità patria, ma che d’altronde abbia ad astenersi dal partecipare troppo attivamente alle faccende pubbliche del proprio paese.
Il sacerdote ha una missione troppo importante e troppo celestiale perchè gli convenga di mescolarsi in cose di governo o di politica, nel trattar le quali non può che sminuire quell’autorità sovrumana che gl’incombe di esercitare, a guida e a conforto di chi è nato quaggiù.
«Non mescolate il sacro col profano» è sempre la massima cui vorremmo vedere uniformarsi il clero alto e basso; ma disgraziatamente non fu mai così, non è così... sarà così?
L’Amicarelli del resto è un’onestissima persona, che si secolarizza il meno possibile e ch’è devoto all’Italia, di questa sua devozione avendo date prove non dubbie. — Egli vota con la maggioranza liberale moderata.
È di più un letterato distinto. Alla Camera non ha preso mai la parola, e di questa sua modestia e ritenutezza, che vorremmo servisse d’esempio a certi altri preti, non possiamo non sapergli moltissimo grado.
Fra la più alta aristocrazia napoletana sono rari gli esempî di devozione alla patria così energica da trionfare di ogni considerazione d’interesse personale o di affezioni dinastiche. Il principe di Moliterno è stato uno dei pochi grandi che non ha esitato a preferire la riuscita dell’unità d’Italia al farsi sostenitore di un principe che, oltre all’essere il rampollo di una schiatta di tiranni, diveniva ostacolo insormontabile al conseguimento di quel bene supremo.
E bisogna tanto più saper grado al principe di Mo-