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nue del maggior fratello, di quello appunto, del quale noi diamo qui notizie. A questo merito appunto incontestabile, in un particolare, qual si è quello di far valere i propri beni in modo così cospicuo, devesi pure riconoscere nel barone Baracco, il merito di un patriottismo, che non si è mai smentito, nè affievolito. Quindi, ben consigliarono i ministri della Corona, quando proposero al Re, di dare un seggio nel consesso senatoriale, al capo di una famiglia, benemerita del paese, e che esercita molta influenza nelle Province napoletane.





Quando il giornale il Diritto, fu lasciato da Mauro Macchi per non sappiamo quali dissensi sorvenuti tra l’onorevole pubblicista e il proprietario del foglio, la direzione di questo, venne affidata all’avvocato Bargoni, che copriva un modesto Impiego nell’amministrazione di una società industriale.

Dal momento in cui il nuovo direttore ebbe occupato il suo posto, il giornale della sinistra parlamentare, prese un tono assai più concitato, e un andamento più risoluto che non avesse sotto la direzione pacifica dell’ottimo Macchi. Il Bargoni di tal maniera, si conciliò l’amicizia, e si ebbe la gratitudine dei democratici puri; quindi ei potè più tardi, ottenere l’intento, per conseguire il quale, assicurasi ch’egli fosse entrato nella carriera giornalistica. Ebbe un collegio elettorale che lo scelse a proprio rappresentante.

Come accade a molti, e anche dei più pregevoli e onesti uomini, i quali, sono irritati e irritanti, inquieti ed inquietanti, fintantochè non è stato lor dato di raggiungere lo scopo ch’ei si sono prefissi, ma che una volta raggiunto lo scopo, cambiano del tutto al tutto, divenendo le persone le più benevoli, ragionevoli, e concilianti; così accadde al Bargoni il quale, non ap-