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turbati dalle amarezze del lungo esigilo cui lo condannarono la caldezza del suo patriottismo e il feroce sospetto dei Borboni, i quali odiavano e perseguitavano ogni più nobile figlio di quella terra paradisiaca da essi oppressa.

A Parigi l’Amari visse del prodotto dei propri lavori letterari e d’un impiego d’ajuto bibliotecario, scarsissimamente retribuito, che gli venne affidato nella biblioteca imperiale.

Ma i giorni della meritata ricompensa sorsero alfine; l’Amari ebbe uno scanno nel Senato e più tardi fu scelto dal Farini a ministro dell’Istruzione Pubblica, in quel Ministero in cui sedevano pure quei chiari uomini che sono il Minghetti e il Peruzzi.

Durante i diciotto mesi in cui l’Amari fu ministro emanò provvide leggi e amministrò lodevolmente un dipartimento, che lui tanta importanza in Italia.

Si ritrasse dal potere insieme ai suoi colleghi dopo i fatti non mai abbastanza deplorati di Torino, sorti a proposito di quella convenzione colla Francia, che forma e formerà uno dei più bei titoli alla riconoscenza nazionale che appartengano incontestabilmente al Ministero Minghetti e Peruzzi.




PLUTINO AGOSTINO


deputato.


È nativo di Reggio in Calabria, e non saprebbe darsi più caldo e più leale patriotta di lui.

Compromesso per la parte da esso presa ai movimenti politici di quell’italianissima provincia convennegli emigrare e rifugiarsi in Piemonte, ove pose ferma stanza in Torino che divenne una seconda patria per esso.

In questa città, il Plutino strinse numerose relazioni, ed ebbe campo di farsi apprezzare ed amare da molti.