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È un fatto, che il Cantù si serbò fedele alla libertà, quando il farlo non poteva in veruna guisa rassomigliare ad una speculazione; subì prigionia due volte (1834 e 1849) e due volte fu dagli Austriaci esigliato; i suoi libri stampò sempre nello Stato ove le aspirazioni italiche non erano solo una speranza, ma una fede inconcussa; mai dai dominatori stranieri ebbe impieghi ed onori.

Le opere sue parlano continuamente dell’Italia: oltre l’istoria che di questo paese nostro tessè specialmente — la prima e l’unica che dei primordi geologici conduca la nazione fino alla giornata di Magenta — quando duravano i tempi della schiavitù egli esibiva alla gioventù esempi di virtù cittadina, proclamava la patria italiana, e i personaggi non denotava mai dal paese natio, ma diceva: Alfieri italiano d’Asti, Colombo italiano di Genova, Galileo italiano di Firenze. Il suo capitolo sulla Patria, ch’è nelle letture giovanili, non richiede nè una variazione, nè un’aggiunta dopo i nuovi destini d’Italia. La sua Preghiera del bambino divenuta a buon dritto popolare, raccomanda a Dio la patria, e ch’egli induca gli oppressori di essa a mitigarsi, e l’arricchisca di cittadini savi e operosi.

Commentando i Promessi Sposi, talmente nel governo spagnuolo ritrasse l’austriaco che meritò un processo.

Nella Margherita Pusterla delineò i processi di Stato, e mostrò qual debba essere la resistenza che all’abuso del potere abbia ad opporre la virtù.

Come già lo dicemmo ci sarebbe impossibile di analizzare le innumerevoli opere sue; ma non dobbiamo lacere ch’esse si ristampano di continuo tradotte in tutte le lingue, anche dopo trent’anni, anche dopo il cambiamento sociale avvenuto, anche dopo l’effettuazione di quei concetti e di quei desideri espressi allo stato d’aspirazione nei libri del Cantù.

Come un pontefice fu a capo della lega lombarda, così il Cantù intendeva che un papa fosse pure alla testa della rigenerazione italiana.

Ed ecco come avvenne ch’egli fosse uno dei principali fondatori di quel partilo neo-guelfo che osteggiò l’Austria in nome della libertà religiosa e dell’unione italiana;