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tendenze militari del proprio paese, quando accaddero i moti rivoluzionari del 1848.

Compromessosi durante quelli, a cagion di quelli dovette emigrare e ritirarsi in Toscana, ove ebbe grado di colonnello e fu ministro della guerra nel gabinetto Guerrazzi-Montanelli.

Avvenuta la fuga del granduca dalla Toscana e quindi l’invasione austriaca, il D’Ayala si ritirò in Piemonte e poscia in Isvizzera.

Nel 1860 seguì Garibaldi ed ebbe gardo di generale, indi fu eletto deputato al Parlamento nazionale, in cui non fece però che corte apparizioni.




TECCHIO SEBASTIANO


deputato.


È uno degli emigrati veneti, i più chiari e i più accetti che possieda Torino, divenuta a quest’ora una seconda patria per l’illustre avvocato, che siede già da vari anni nel suo consiglio comunale.

Eminente legale, il Tecchio è uno degli avvocati i più accreditati, non solo di Torino, ma quasi d’Italia, e non di rado avviene ch’egli sia chiamato a difender cause della più alta importanza davanti ai tribunali delle città che più distano da quella in cui egli risiede.

Chiara testimonianza di stima, egli ha ricevuto dai suoi concittadini dell’emigrazione veneta, essendo stato chiamato da essi, a presiedere e a dirigere il comitato dell’emigrazione di quella bella quanto infelice provincia d’Italia. E agli ardui doveri di così difficile incarico, egli ha saputo ognora corrispondere con una solerzia ed una previdenza, che gli fanno il più grande onore, e che gli valgono la benevolenza dei suoi infelici compatriotti.

Da lunghi anni di già il Tecchio siede nella Camera dei deputati, ove rappresenta una ragguardevole parte,