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taglioni, i quali non tardarono, come ognun si ricorda, a mettere lo sgomento nelle schiere dell’Austria, ed a indurre il ferocissimo Urban, che le guidava contro l’eroe d’America, e che erasi vantato di doverlo tradurre a Vienna mani e piedi legati, a darsi a precipitosa e definitiva fuga.

Finita la campagna del 1859, Nino Bixio stette per alcun tempo nell’inazione. Ma si era appena ideata la spedizione maravigliosa di Marsala, che egli fu dei primi ad insistere perchè la si effettuasse, e a spronare con tutta sua forza il Garibaldi stesso, cui dapprima, come ognuno sa, sembrava quella troppo ardua e rischiosa impresa, a volerla pure ad ogni modo eseguire.

Ed anzi, a coloro i quali sono stati addentro a tutte le diverse fasi che precedettero la decisione, è noto come il Bixio, vedendo in certo qual modo fluttuare ancora incerta la determinazione di Garibaldi, si offerisse, in caso che l’eroico condottiero non credesse dover mettersi a capo della spedizione, a guidarla egli stesso. Del che non si saprebbe mai essere abbastanza riconoscenti al Bixio, perchè conviene ammettere che questa sua proposta, la quale non potè non essere riferita a Garibaldi, valesse a decidere completamente quest’ultimo.

La condotta del Bixio, durante l’ardita spedizione di Sicilia, è superiore ad ogni elogio. Ci basterà il dire, che il Garibaldi stesso riconosce, che all’intrepidezza, al colpo d’occhio e all’abilità di quel primo suo luogotenente si debbono in gran parte attribuire le splendide vittorie conseguite a Calalafimi, a Palermo e a Milazzo.

Nè son da tacersi le belle prove compiute dal valorosissimo genovese sulle sponde del Volturno, laddove per un momento le schiere garibaldine, sopraffatte dal numero, e dalla compattezza dell’esercito borbonico, furono per alcun tempo respinte dalle loro posizioni e stettero per cedere in alcuni luoghi completamente il campo.

Anche in quella circostanza, il Bixio, accorso alla testa di pochi ufficiali e soldati, incoraggiò, eccitò le