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dosi sotto ogni rapporto nelle campagne di Crimea e d’Italia. Segretario del ministro della guerra Fanti, promosso al grado di generale, dopo la felice spedizione delle Marche e dell’Umbria, fu da un collegio dell’isola nativa eletto a deputato al Parlamento nazionale.

Nel seno di questo illustre consesso non gli mancarono occasioni di mostrarsi dicitore savio ed arguto, e di mostrare com’egli fosse atto a sostenere più importanti incombenze che non gli si fosse affidato fino a quell’ora.

Il Rattazzi infatti fu il primo che pensò a valersene nella difficilissima circostanza che la sua imprudenza aveva fatto sorgere in Sicilia, al momento in cui Garibaldi, recatovisi apparentemente con lo scopo di partire per ispedizioni lontane, gettando a un tratto la maschera, vi radunava armati, ed entrava con essi in Catania, per isbarcare di là a poco sul continente napoletano, e metter capo ad Aspromonte.

Il Cugia, partito per Palermo col titolo di prefetto di quella città, ma con più estesi poteri, ed ajutato dal cavalier Murgia suo compatriota, uomo abilissimo, che regge ora con tanto successo la prefettura di Terra d’Otranto, avrebbe senza alcun dubbio ottenuto dei felici risultamenti, qualora per disgrazia, egli non fosse stato inviato troppo tardi. Sopraggiunta la catastrofe che pose fine a quel deplorabile dramma, il Cugia rientrò a Torino, e dette in pieno Parlamento sulla sua missione degli schiarimenti che convinsero tutti, e parvero tali da dover attribuire lode all’uomo, cui mancarono i mezzi e l’opportunità, non certo il buon volere di rendersi utile più di quello che in effetto gli fosse stato possibile d’esserlo.

All’avvenimento al potere del ministero Minghetti-Peruzzi, al Cugia venne offerto il portafogli della marina, dopochè, per le ragioni che tutti sanno, ebbe a lasciarlo il Ricci. La nomina del Cugia a questo ministero non sorprese certo, come abbiam dovuto dire che sorprese quella del Sella al ministero delle finanze. Pure mancheremmo al nostro dovere di esattezza, se non riferissimo che parve strano ad alcuni; che la