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disinteressato, niun più modesto; egli fa onore al gran partito della maggioranza, nelle file della quale si è costantemente tenuto.



CORDOVA FILIPPO


deputato.


Egli pure è un chiaro figlio di quella terra ferace d’ingegni, quanto lo è di ogni bella ed utile produzione, che si chiama la Sicilia. Compromesso nella generosa rivoluzione del 1848, alla quale il Cordova prese parte efficacissima, e come membro della camera dei comuni e come ministro di grazia e giustizia, al momento fatale della ristaurazione dell’odioso governo borbonico gli fu giuocoforza esulare, e ben presto ridottosi in Piemonte, vi si stabilì di una maniera fissa, e vi si mise in contatto con gli uomini i più notevoli per ingegno e per patriotismo.

A Torino, ov’ei risiedeva, dette alla luce varii scritti di economia politica che gli meritarono a buon dritto la stima di quanti ebbero a prenderne conoscenza.

Non appena Garibaldi fu penetrato in Palermo, che il conte di Cavour confidava al Cordova, in unione col La Farina, una importante missione, la quale disgraziatamente nè l’uno nè l’altro furono in grado di effettuare, in quanto che i partigiani di Garibaldi mossero contro di essi una parte della popolazione, e li obbligarono a ripartire poco tempo dopo ch’erano giunti.

Più tardi, calmatisi gli animi, si rese miglior giustizia al Cordova e un collegio dell’isola nativa gli confidava l’importante missione di rappresentarlo in seno al Parlamento italiano. In seno a questo egli non tardò a dar più ampio saggio ancora delle sue vaste cognizioni, mentre gli fu concesso prendere parte a importantissimi dibattimenti sulle materie le più svariate e le più gravi. Uomo di molta penetrazione, di studio, e di svegliatissima intelligenza, ebbe anche il