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nistro Cordova, potè venire accettato a rappresentante da un collegio della Sicilia. Si potè allora osservare con qualche sorpresa che l’entusiasmo e la devozione sua al gabinetto diretto dal proprio patrono cominciò a sensibilmente intiepidirsi, tanto che della caduta di questo sarebbesi detto non fosse troppo affannato. Ad ogni modo la voce del Castellani Fantoni non si è più udita risuonare nella Camera ed anche la sua presenza da qualche tempo a questa parte vi è divenuta assai rara.

Ora più che mai si può dire, che la parte politica ch’ei rappresenta in seno all’assemblea nazionale sia un mistero profondo, mentre sembra ignorare egli stesso cosa voglia e ove tenda; nell’ultimo voto di fiducia chiesto alla Camera elettiva dal ministero Minghetti in occasione delle interpellanze Saracco, il Castellani Fantoni si astenne.




LEOPOLDO CEMPINI


deputato.


Fiorentino, figliuolo a un ministro del granduca di Toscana, Leopoldo II, il Cempini fin dalla prima gioventù si chiarì animato da sentimenti italianissimi. Fece studî brillanti ed esordì in modo assai distinto nella carriera delle lettere, dando alla luce poesie, racconti e articoli di critica estetica che non tardarono a renderlo noto in Italia.

Nel 1848 egli era troppo giovine ancora per prendere una parte molto attiva negli avvenimenti succeduti in Toscana, altrimenti, che col mezzo della stampa periodica; nondimeno fin da quel momento si mostrò sostenitore di quei principî di saggia libertà e d’indipendenza nazionale, il trionfo dei quali ci ha condotti alla formazione della monarchia costituzionale italiana sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II.

Restaurato il governo granducale, il Cempini fu degli ultimi a posare la penna colla quale chiedeva incessante, insieme ai Peruzzi, ai Ricasoli, ai Bianchi, ai Galeotti e ad altri generosi cittadini, la ripristinazione