Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/329


– 715 —

posti gratuiti nel collegio Ghislieri di Pavia, disposizione che toglieva ogni pretesto ed ogni modo di riuscita ai mezzi del favoritismo. Tanti titoli alla pubblica estimazione, fecero sì che il collegio di Todi eleggesse il Brioschi a proprio rappresentante nel Parlamento nazionale, ove se egli non ha preso sovente la parola, ha sempre avuto parte non piccola nello studiare i più importanti progetti di legge, assistendo con molta assiduità alle discussioni che se ne sono fatte negli uffici.





Non occorre spender parole a dimostrare la nobiltà e l’antichità dei suoi natali, mentre a chiunque sia per poco nota l’istoria della repubblica fiorentina non può essere straniero un nome, del quale nelle sue pagine è così spesso fatto menzione. Al Guglielmo De’ Pazzi di cui favelliamo poteva più che ad ogni altri applicarsi il noto adagio francese: noblesse oblige, ed egli non è stato degenere dagli avi, mentre il paese lo ha sempre avuto devoto ai più vitali suoi interessi, dissimile in questo, per ventura d’Italia, da altri patrizii fiorentini, i quali non hanno saputo posporre i frivoli vantaggi di ambizioni personali ai grandi utili della patria. Il collegio di Prato ha inviato il De’ Pazzi alla Camera, ai cui lavori egli ha preso non tenue parte, sostenendo costante coi suoi voti l’amministrazione del conte di Cavour dapprima, quindi quella presieduta dal barone Ricasoli e quella del Minghetti e Peruzzi.