Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/321


– 707 —


VINCENZO SPINELLI


deputato.


Vincenzo Spinelli di Scalea nacque in Napoli il 19 aprile 1806. Pronipote di quel Francesco Maria Spinelli, gran filosofo e grecista che tante lodi meritò dal Vico, dal Colletta, e da tanti altri scrittori del secolo passato e del presente, mostrossi fin dai suoi primi anni proclive allo studio, ed intese con alacrità a frequentare istituzioni letterarie e filosofiche. Animato dal desiderio di rendersi utile con tutti i suoi mezzi al benessere dei proprî simili, e più particolarmente da quello di accorrere al sollievo delle miserie e delle infermità, si rivolse pure allo studio di varie mediche discipline sotto la direzione dell’illustre medico napoletano Giovanni Semmola. Si applicò ancora al miglioramento della condizione dei contadini con imparar loro in teoria ed in pratica nelle sue proprietà in Acerra, in che difettavano i vecchi sistemi agricoli, e quali fossero i più benintesi e moderni da sostituirvi. La nota ripugnanza dei villici ad accettare tutto ciò che è nuovo lo costrinse a sostenere lungamente quasi una lotta incessante, durante la quale dovè soggiacere a perseveranti e vistosi sagrifizii, che dopo un periodo di circa 15 anni furono coronati da brillanti successi. Per tal modo e sull’esempio delle sue fattorie riuscì in Acerra e paesi vicini a fare adottare la pratica delle praterie artificiali, massime quella dell’erba medica, ed introdurre in quei campi ubertosi l’uso di un gran numero di vacche delle migliori razze svizzere ed indigene adoperate per l’aratro, pei carri, pei formaggi; e tenendovi sempre, come vi tiene tuttora, all’uopo gli animali di modello per le diverse classi addette alla cultura, all’abbondante produzione del latte, al macello, non che i più bei lori pel perfezionamento delle razze. Migliorata così venne ancora ed estesa la massa degl’ingrassi secondo i più accreditati metodi del tempo, e generalizzata la ricca coltivazione della robbia, del cotone che mostra ugualmente d’ingigantire, dei pomi di terra, e delle piante