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nemerito padre suo, temendo non l’amor figliale e la gratitudine potessero fargli velo al giudizio nel vero, e quindi la commise al prof. Giovanni Adorni che gli soddisfece, scrisse molto eruditamente della propria Rocca di Fontanellato e dei preziosi affreschi lasciativi da Francesco Mazzola soprannominato il Parmigianino; riordinò e riarricchì l’archivio dell’ordine Costantiniano di cui era dignitario; raccolse preziose rarità nella propria libreria, e partecipò di sue ricchezze librarie e artistiche il museo, la biblioteca, la pinacoteca; ito a Recoaro nel 58 esaminovvi l’archivio, fecevi gravi scoperte e presene memorie importanti; tornatovi nel 60, instituì col suo secondogenito escursioni al monte vicino detto il Campetto, visitò i famosi antri e fecevi scavi, e tenne ad assicurarsi che non campo romano, ma ricettacoli paionvi di Cimbri Teutoni; fecene a stampa, prima in Parma poi a Torino (e dediconne alla Olimpia Savio) libretto che aiuta le memorie di Pezzo e di Macca, storici di quelle parti, e di quei luoghi non ricordanti. Su quel d’Aosta, in Savoia, raccolse altre notizie non meno curiose e utili.

Gli è dunque il conte Luigi Sanvitale, uomo educato a studî ormai rari, e dalla madre Gonzaga e dal padre inspirato a carità e a beneficenza, oggi che scrivo, sui 65 anni, ma vegeto e intelligente; meritevole per azioni alla redenzione d’Italia utili ed efficaci, d’animo libero, e di principii umanissimi, delle pubbliche faccende colto, del pubblico bene desideroso ed operoso; nella chiarezza delle virtù permissivo di riverenza nel nome de’ suoi antenati, degno e opportuno a sedere nel Senato del regno di questa nobilissima Italia, alla quale fortissima di sentimenti generosi, io, per bene suo, auguro cittadini molti che nella coltura della mente e del cuore a questo suo cittadino si rassomiglino.


L. Scarabelli.