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nel 1843 raccogliendo in esse frutti di provetti, e frutti di giovani ingegni del suo paese, mescolandosi con loro ora coperto, ora col proprio nome, non permesso così che gli facesser corona, sì gradito d’esser ricevuto nella loro schiera; Taverna e Giordani piacentini amici al conte e agli Asili, non vi mancarono come non mancarono alle Piacentine amici agli Asili e a me, e que’ libri ivi e quivi rimasero per que’ tempi monumenti di carità patria e dì studî gentili. E poichè ho nominato Giordani, io famigliare suo attesterò che quantunque a me, di molti, ben altri severi giudizî dèsse che quello che con artificiose parole scriveva, del Conte come di colto e di leale parlava; e se neo vedeva, era nella mitezza del carattere che io ho enunciata, e che gli reputava soverchia, parendogli che il primo signore di Parma, e credibile alla duchessa, dovesse più farsi valere che la sua osservanza non gli consentiva. Ma i casi del 48 dimostrarono che il Conte, astinente dalle parti focose, non si rimaneva inoperoso dove la sua facoltà gli dava opportunitade sicura di essere ascoltato e favorito. Il Conte non dirà, ma ho ben io già scritto e spero di pubblicare, nella Vita di Giuseppe Taverna, com’egli questo vecchio amico della sua casa soccorresse, e spesso, nelle sue umilianti necessità che la ingratitudine del suo paese, anzi dell'Italia, gli faceva soffrire. Questo angelico prete che tenne viva la buona letteratura nella Cispadana e la buona educazione in tutta la Penisola, per la quale, instante il padre del nostro Senatore, scrisse il primo Abecedario e i libri di Lettura per le prime e le seconde classi de’ fanciulli, e poi alla gioventù diede le Novelle e morali le istoriche, e insegnò quanto valesse e dovesse godere la Italia in studiando i suoi Latini, fu così maltrattato in suo vivente che nelle maggiori necessità dovette vivere di limosina. Il conte Luigi soccorrittore non era sempre saputo tale dal Soccorso grato alla provvidenza; e quando pur volle essere saputo diè parvenza di premio alla beneficenza come allora che la novella di Pantea e d’Abradale pel Taverna foggiata al grecanico, e dal Colombo, dal Pezzana, dal Giordani ammirata e una traduzione della