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discipline e carità della patria e de’ poveri, perfettirongli il cuore e l’intelletto, così che l’anima di lui nel figliuolo Luigi parve trasfusa. Bisogna leggere una Visione poetica stampata dall’Alvisopoli nel 1841 in pochissimi esemplari di versi e prose di questo gentile per riconoscere la verità di quello che dico: nel qual libretto le Avvertenze, in prosa, per un giovane essendo visibilmente scritte per Alberto suo primogenito (oggi capitano fra gli artiglieri d’Italia), dimostrano la sollecitudine che il redaggio di virtù non isfumi da lui, com’egli del padre suo Stefano aveva raccolto.

Discorrendo di persona destinata all’operosa politica m’è giuocoforza abbandonare l’esame della natura e della efficacia degli studî letterati e dei morali del mio soggetto, e delle sollecitudini sue in ogni grazioso costume, dove chi pretende alla aristocrazia deve rendersi eccellente perchè non gli si bugiardino i titoli che la verità e l’orgoglio dagli antichi han posto in uso, e l’adulazione fomenta a crescerne o immaginare di nuovi. Ma non pertanto vorrò pur dire che la lindura del costume, della persona, e delle opere sue cittadine qual è, mancherebbe senza le stille divine che nel cuore e nel cervello penetrarono al conte per la via di Stefano suo padre letterato e filantropo, e di Massucco il quale nel collegio Sanese non per sè solo, ma per invirire le menti de’ giovani, colà studianti, idolatrava la sapienza e la grandezza degli antichi, e sopratutto la letteratura e l’acutezza del Venosino. Oggi quegli studî indeboliscono gli stomachi cefalici e se ne incolpano i tempi da’ coloro stessi che guastano in casa le menti impuberi, e da quegli altri che le puberi od opprimono o scemano; e la vacuità sonora allegatasi al posto della cupa sostanza distrae i volonterosi dalla ricerca del buono e li svia, e li fa smarrire. Frutto di quegli avviamenti, e dell’esercizio paterno e dei viaggi impresi pur dopo appena i vent’anni in larghe parti d’Europa non a sfuriar di corsa le provincie e i regni in brevi dì, non a veder mura, e goder feste e piaceri, ma a studiare con tempo ed agio instituti e instituzioni, uomini e cose, in che ebbe per un buon tratto compagno e direttore il naturalista Jan, uomo