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colle quali si colpiva le ricchezze investite nei fabbricati urbani, nei commerci e nelle industrie».

Continua così il Bonghi ad esporre partitamente il sistema finanziario adottato e messo in opera dal conte di Cavour, sistema che gli fa osservare, come, se non riuscisse a ristabilire l’equilibrio fra i proventi e le spese del Piemonte, si avvicinasse a questo risultato d’assai, allorquando venne ad iscoppiare la guerra del 59; e che anzi, ove si rifletta che le spese sopportate dal piccolo regno di Sardegna dopo la salita al potere del conte di Cavour, sia per le grandi imprese all’interno di pubbliche costruzioni e di ampliazioni di organamenti amministrativi, come per la non mai abbastanza lodata spedizione di Crimea, fossero veramente grandiose e sproporzionate alle risorse dello Stato, si può dire che il pareggiamento del bilancio attivo col passivo fossesi di fatto conseguito. Grande riconoscenza devesi poi al conte di Cavour per l’introduzione in Italia del sistema di libero scambio, il quale era del resto una conseguenza immancabile dell’insieme del di lui piano finanziario.

L’abolizione infatti del protezionismo esercitato a pro dell’industrie nazionali e l’abbassamento dei dazj d’introduzione per le merci manifatturate dall’estero, dovevano dare un impulso efficacissimo alle forze produttive del paese, e porgere un più grande sviluppo alle industrie nazionali, dando così modo ai diversi fabbricatori e industrianti di sopportare con facilità i nuovi balzelli destinati ad impinguare le casse dello Stato. E che l’effetto abbia corrisposto all’espettazione, niuno che conosca adesso e conoscesse prima le condizioni della ricchezza pubblica in Piemonte può revocare in dubbio, mentre quest’ultima si è considerevolmente accresciuta negli ultimi dieci anni, e tanto più lo si sarebbe ove i mancati raccolti dei vini e quelli ancor più funesti delle sete non avessero contribuito massimamente ad impedire che ella ottenesse tutto quello sviluppo che avrebbe altrimenti raggiunto. Questo piano finanziario del conte di Cavour che produceva così ottimi resultati all’interno, ne conseguiva poi di non meno produttivi all’estero, giacchè serviva