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lizione del Foro ecclesiastico, e sviluppando in un suo discorso, che produsse altissima sensazione, quei principj di assestamento finanziario e di libero scambio i quali in progresso di tempo hanno reso il piccolo Piemonte uno degli Stati modello di progresso costituzionale. Questo discorso aprì in certo tal qual modo al Cavour le porte del Gabinetto, nel quale entrò dapprima come Ministro di Agricoltura e Commercio, assumendo all’uscita del conte Nigra dal Ministero contemporaneamente i portafogli delle Finanze.

Poco tempo dopo il Gabinetto presieduto dall’Azeglio avendo incontrate difficoltà gravi con Roma, dovette dimettersi, e si fu l’Azeglio stesso che propose al Re di chiamare a capo dei Governo il conte di Cavour, che in quel frattempo si era, per non venir accusato di brigare, allontanato dal Piemonte, e in un suo viaggio in Francia e in Inghilterra aveva ricevute le più singolari accoglienze dai principali statisti dei due paesi e dal novello imperatore Napoleone III. In questo tempo il già avanti accennato ravvicinamento fra il Cavour ed il Rattazzi, capo del centro sinistro, si fece più intimo e cordiale, tantochè quest’ultimo entrava nel Gabinetto presieduto dal Cavour in qualità di Ministro di Grazia e Giustizia, assumendo indi a poco provvisoriamente anche il portafoglio dell’Interno.

Da quel punto il conte di Cavour si può dire che reggesse fino alla pace di Villafranca il governo del Piemonte e i destini d’Italia, raccogliendo in sè una immensa fiducia non solo del Parlamento, ma di tutti quanti gl’Italiani. Che anzi si può dire non esservi mai stato uomo che abbia governato con tanta sicura fede di ognuno nelle forze dell’ingegno suo e della sua abilità, in tempi d’altronde così eccezionali in cui gli spiriti erano agitati da tanto fremito di speranze, di dubbi, di odii e d’affetti. Si può anche dire che se il conte di Cavour con un’abnegazione poco comune si addossò il grave pondo del reggimento dello Stato in simili contingenze, lo fece anche perchè comprese che niun altro fuori di lui avrebbe osato di farlo, tanto che quando scoppiò la guerra d’Italia lo si vide a un tempo Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri