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ria al principio dello Statuto, perchè colpisce una sola classe di persone arbitrariamente (bisbiglio dalle gallerie). Lo ripeto, i rumori non mi turbano nè punto nè poco; che ciò ch’io reputo essere la verità, lo dico malgrado i tumulti e i fischi (rumori). Chi m’interrompe non insulta me, ma insulta la Camera, e l’insulto lo divido con tutti i miei colleghi (applausi dal centro e da’ Ministri). Ora continuo». Così l’egregio oratore mostrava il contegno che un uomo dotato di ferme convinzioni deve tenere in una pubblica assemblea per sostenere quelle opinioni ch’ei crede valgano a meglio far conseguire il bene della patria. Il Cavour si suscitò contro, con questa sua fiera baldanza, le ire democratiche, tanto che, venuto al potere il Gioberti, e questi sciolta la Camera onde averne una a sè più favorevole, in quel turbinio delle passioni, e in quel tempestare degli sdegni dei sedicenti ultra-liberali, il futuro liberatore d’Italia ebbe a vedersi nel suo collegio di Torino preferito un oscuro Ponsoya. Ma questo non impedivagli di sostenere nel suo giornale il Gioberti quando quest’uomo di Stato, con un concetto capace di salvare la patria, risolse d’intervenire in Toscana ed a Roma.

Sotto il ministero d’Azeglio, il Cavour, capo del partito di destra, incominciò le sue lotte col competitore suo, il Rattazzi, onde era capitanata la sinistra. Si fu da quel momento che l’oratore parlamentare apparì in tutta la sua irresistibile forza.

Tutti quelli che hanno sentito a parlare il conte di Cavour, sanno com’egli fosse tutt’altro che eloquente, ove per eloquenza s’intenda la bella e pronta dicitura. Il conte di Cavour era qualche volta obbligato a cercare, per così dire, l’espressione colla quale rivestire il concetto che lucido balenavagli in mente, e ciò produceva nel suo dire un ritardo che inceppava fino a un certo tal punto l’orazione e produceva sugli ascoltanti quel senso penoso che indurrebbegli a suggerire la parola cui l’oratore sembra indarno cercare. Il suono stesso della voce del grand’uomo di Stato era piuttosto aspro e la pronunzia lasciava pur molto a desiderare; ciò nonostante il Cavour è stato uno degli ora-