Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/287


– 673 –

amassero più di lui». Non è questo un rimprovero che si debba fare a quelle persone egregie sotto ogni rapporto, ma evidentemente essi credettero prematura la richiesta, e fors’anche, ne sospettavano l’intenzione. L’Azeglio, il Santarosa e il Durando parteggiarono per il Cavour; tutti quelli, in una parola, che erano detti da qualche democratico gli uomini dell’aristocrazia. Il Brofferio solo in questa circostanza, che forse fu l’unica, si unì al conte di Cavour, perchè appunto è dell’indole sua di propugnare tutto quanto ha d’audace in politica.

Il Durando aveva già commissione di redigere la supplica al Re in cui la proposta del Cavour venisse con reverenti modi formulata; ma il Sineo, il Valerio ed altri si opposero, sicchè la cosa andò in fumo; i giornali toscani solo resero conto dell’accaduto, chè niuno dei piemontesi l’osò. Non ostante il Cavour continuò la parte sua energicamente collo scrivere sul Risorgimento degli articoli pieni di senno e di patriotismo, i quali valevano non poco e a mostrare agl’italiani la mente acuta e profonda del futuro uomo di Stato, e a spargere nella popolazione quelle verità e quei sentimenti così necessari a un popolo che risorge.

La sua penetrazione gli faceva scrivere il 22 marzo, dopo che i Milanesi ebbero cacciato gli Austriaci, le seguenti parole nel citato periodico:

«L’ora suprema per la monarchia sabauda è suonata; l’ora delle forti deliberazioni: l’ora dalla quale dipendono i fati degl’imperi, le sorti de’ popoli. In cospetto degli avvenimenti di Lombardia e di Vienna l’esitazione, il dubbio, gl’indugi non sono più possibili; essi sarebbero la più funesta delle politiche. Uomini noi di mente fredda, usi ad ascoltare assai più i dettami della ragione che non gl’impulsi del cuore, dopo di avere attentamente ponderato ogni nostra parola, dobbiamo in coscienza dichiararlo: una sola via è aperta per la nazione, pel governo, pel Re: la guerra, la guerra immediata e senza indugi».

Sostenitore del ministero Balbo, sebbene avesse poca fede nell’abilità dei componenti quel gabinetto, non dissimulò le difficoltà in cui si trovavano, e non si ri-