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«Intanto la prima fase della campagna del 1848, che abbraccia il periodo di tempo in cui il Lombardo-Veneto, meno le fortezze, era in potere degl’Italiani; volgeva sventuratamente al suo fine; e stava per succederle la seconda, nella quale il Veneto fu nuovamente occupato dagli Austriaci.

«Le principali forze italiane, che trovavansi in gran parte del territorio della penisola il quale si stende fra la sinistra dell’Adige, il Po e l’Adriatico, obbedivano agli ordini del generale Giovanni Durando ed avevano cómpito d’impedire la congiunzione di Nugent e Radetzky, a cui quegli, venendo dall’Isonzo, recava un soccorso di oltre 15,000 uomini. Dopo manovre lungo la Piave e la Brenta, dopo l’unione dei due generali nemici, dopo un inutile tentativo fatto dagli Austriaci per prendere Vicenza, questa città stava per sostenere un assalto di forze poderosissime. Durando l’aveva munita di opere difensive ed aveva alquanto fortificato i monti Berici che la dominano. In questo frattempo, voltosi ad un ufficiale del suo stato maggiore «Cialdini dev’essere a Milano, disse, andate ed invitatelo a recarsi subito qui.»

«L’ufficiale esce e mentre scende le scale trova Cialdini che le saliva. Impaziente d’aspettare a Milano, mal ricevuto da quel governo provvisorio che non volle giovarsi dei suoi servigî, nel timore di non prender parte attiva alla lotta, e sapendo che il Veneto era minacciato, correva a Vicenza in cerca di posto per un combattimento. Era la vigilia del grande assalto, e siccome i colli Berici formavano la chiave della posizione, così Durando v’inviava 3000 uomini delle migliori truppe comandate dal colonnello Massimo d’Azeglio, capo del suo stato maggiore, a cui dette per coadjutore il colonnello Cialdini.

«Arrivato questi all’improvviso e posto così subito in azione, non aveva nemmeno un’uniforme italiana da indossare, non essendogli ancora giunto il brevetto modenese della nomina a colonnello di gendarmeria avvenuta alcuni giorni prima. Per la qual cosa ebbe una tunica dall’Azeglio e se ne vestì; certo, non doveva essere troppo elegante per la sensibile differenza