Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/214


– 600 –

Eccone alcuni, e sono dolente di non ricordarli tutti: Giuseppe Bersani, dottor Balestra, dottor Sisto Anfossi, avvocato Angelo Brofferio, Giacomo Durando, Giovanni Durando, marchese Massimo di Montezemolo, conte San Gregory, Michelangelo Castelli, Giacomo Peyrone, Ignazio Ribolli, Destefanis, Levancis, Nolta, Paolo Soldi, Clerici, Carlo Gazzera, Alessandro Massimini, Giuseppe Garberaglio, Odoardo Ferrua, Massimiliano Aprati, conte San Giorgio, ed altri che ora non ricordo. A questi s’aggiunsero altri nomi destinati al potere, come Cadorna, Merlo, Pinelli e Vincenzo Gioberti.

«Errò chi scrisse che quest’associazione era ordita da Giuseppe Mazzini come preludio alla Giovine Italia. Nessuno degli uomini citati aveva relazioni personali con Mazzini, di cui il nome era allora sconosciuto. Mazzini, se non erro, iniziò in Isvizzera, sullo scorcio del 1833, i suoi lavori politici e la sua propaganda. Noi non avevamo nè principi nè tendenze repubblicane; volevamo libertà costituzionale, e possibilmente l’indipendenza d’Italia. Brofferio stesso, il più avanzato tra noi tutti, non repubblicaneggiava più di qualunque altro. Impastati di idee greche o romane, noi non avemmo campo a formulare positivamente un programma di governo. Volevamo cambiare lo Stato, ma ben non sapevamo in qual modo. Andavamo raccozzando qua e là uomini e cose finchè l’opportunità si presentasse. A ciascuno il fatto suo. Mazzini spiegò ricisamente la sua bandiera nel 1832 o 1855 in Marsiglia, dopo la nostra iniziativa in Torino.

«Dettai un indirizzo al re, che fu discusso ed accettato dalla direzione superiore e stampato occultamente da Giuseppe Pomba. Diffuso quello scritto per tutto il Piemonte, svegliò negli spiriti esterrefatti una incredibile commozione; fu la prima bomba dopo un silenzio decenne. Si credette all’esistenza di una potente Società; si sgomentò il Governo e s’incominciò a credere che potesse esser turbata la pace sepolcrale del paese.

«Sollevaronsi in questo Modena, Parma e Bologna; noi procedevamo a gonfie vele; sul finire del 1831 il Piemonte era certamente in grado di levarsi in armi,