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sano. Eletto deputato dal collegio di Empoli nelle due legislature del 1860 e del 1861, egli non ha lardato a farsi notare alla Camera per la franchezza un’po’ brusca, un po’ impetuosa, se vuolsi, della sua parola, che non manca tuttavia di sale e di opportunità.





Questo illustre patriota trasse i natali a Mondovì nel 1807 da onorati parenti.

Non possiamo trattenerci di cedere subito la penna all’onorevole generale per lasciargli dipingere la sua fanciullezza e dire come, vedendo un vecchio scudo in famiglia col motto Durantes vincunt, ei si proponesse di farne sua divisa e stimolo a divenire qualche cosa di non comune.

«Eravamo cinque fratelli (così scrive Giacomo Durando in alcune sue memorie). Mio padre e mia madre avevano già distribuite le parti a ciascuno. Erano i bei tempi della ristorazione del 1815: uno doveva essere procuratore per succedere al padre, e lo fu, previe alquante seccature; un altro doveva essere di rigore prete o frate; e tale fu Marco, ora visitatore generale della Missione in Torino, esempio del clero regolare, rispettabilissimo per ogni lato. Ci volea parimente un militare, e fu Giovanni, attualmente generale d’armata. Del quarto-genito, finalmente, ch’era io, non poteva farsene altro che un avvocato. Destinato in pectore agli onori della laurea, poichè m’ebbero esperimentato alquanto discoletto in casa e pochissimo studioso della prosodia latina, mi mandarono al collegio dei Preti della Missione in Savona. Quivi mutai vita e costumi. Mi diedi fervoroso agli studi, divenni senza rivalità il primo in tutto; a me gli onori delle ovazioni in certe solennità religiose; a me le preferenze; a me le dolcezze di qualche libertà, negata ad altri: era insomma un piccolo personaggio.

«Tutti dicevano che io promettea molto; scriveva