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intera naturalità nel Piemonte, e in Genova dal municipio fu eletto primo bibliotecario, poco meno che per acclamazione.
«Tre anni appresso volle rassegnare l’ufficio e ne conservò il titolo e l’alloggio perpetuo nell’edifizio della civica biblioteca genovese.
«Stabilitosi un governo civile e regolare nella sua diletta Parma, vi si fermò a godere dell’onorevole ospitalità dei parenti.
«Degli studi georgici zelatore non inoperoso, fu acclamato socio alle conferenze agrarie.
«Quanto a politica, moderato, non dottrinario, nemico alle esorbitanze e ipocrisie di ogni specie, fu sempre tollerante e conciliativo.
«Di lui fanno testimonianza le poesie pubblicate che possono valergli, come dicono, a professione di fede.
Leggevasi nel giornale la Vedetta di Novara del 24 settembre 1859:
«... Lunedì alle ore tre dopo il mezzogiorno passava di quà, recandosi a Milano, la deputazione di Parma composta dei signori: Sanvitale (Jacopo), Rasini, Zini, Verdi, Sacerdoti.
«Traeva gli sguardi della moltitudine il dignitoso aspetto e la prolissa capigliatura bianca del conte Jacopo Sanvitale, venerando vecchio. Se qui fosse il luogo, nè l’angustia dello spazio ce lo vietasse, oh quanto volentieri esprimeremmo l’ammirazione nostra all’ingegno alto e polente dell’illustre poeta, che scrisse i Sonetti Storici, le Parafrasi Bibliche e il Cantico, la Rocca Bianca, bastanti a collocarlo tra i primi che mantengono incorrotta la poesia nazionale, attingendo alle fonti dell’Alighieri.
«La modestia soltanto non gli lasciò conseguire tutta la fama che gli spetterebbe. Il cuore non è in lui minore dell’ingegno, nè l’uno, nè l’altro viene rattiepidito dagli anni.
Il conte Jacopo Sanvitale fu membro dell’assemblea