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quella che governa tutte le parli dell’economia e insieme tra loro le congiunge. E a confermare il mio assunto, vengo investigando le armonie e le antinomie che taluni vi riscontrarono, e metto in chiaro che esse dipendono principalmente dalla coesistenza o dalla mancanza di condizioni morali. Il che finalmente mi guida a considerare il nesso che è fra ricchezza e virtù e come entrambe si conciliano nella perfezione civile.

» Nel quinto libro, infine, ragiono delle attinenze dell’economia col diritto, sia privato, sia famigliare, sia pubblico, sia internazionale. E qui spontanee vengono le indagini e i quesiti sulla libertà e proprietà, e quivi il metodo storico più che altrove si congiunge col razionale, sicchè, volgendo il pensiero a un ideale futuro, non trascuriamo le ragioni che giustificano molle passate istituzioni.»

Si vede da questa esposizione qual vasto campo abbracci l’opera del deputato di Bologna. Ci basti il dire che lo sviluppo di essa corrisponde pienamente alla grandiosità del piano disegnatone dall’autore.

Dettato un libro di tanta mole, per riposarsi e distrarsi dalle fatiche che gli era costato, il Minghetti fece un viaggio in Oriente visitando l’Egitto, ove spinse le sue peregrinazioni fino sopra le cateratte del Nilo.

Ed era pure sua intenzione di recarsi in Siria, ma una lettera del conte di Cavour gli faceva presentire i grandi avvenimenti che si preparavano in Italia e il richiamava prontamente a Torino.

Nè il Minghetti fu tardo a quell’appello, e appena resosi a Torino, il grande uomo di Stato gli confidava le funzioni di Segretario generale degli affari esteri.

La parte presa dal nostro protagonista nelle vicende di quel tempo è a tutti nota, come quella che fu delle più cospicue.

Dopo le vittorie delle armate alleate essendo costituita a Torino una direzione degli affari d’Italia, direzione che aveva per iscopo di facilitare le annessioni dei Ducati e delle Legazioni, il Minghetti, conservando sempre il segretariato generale per gli affari esteri, la presiedette. Più tardi, dopo la pace di Villafranca, ei dette, insieme al conte di Cavour, le proprie dimissioni