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Ognun conosce il posto che il Crispi vi occupa; ma il lettore non ci saprà malgrado, se noi analizziamo brevemente il talento del Crispi come oratore e definiamo in certo qual modo quale e quanta sia l’influenza ch’egli esercita sulla Camera.

Il Crispi, noi l’abbiamo già detto, è uomo abile, maturo di senno, che sa dove va e ha fatto diligentemente la scelta dei mezzi di cui crede opportuno giovarsi per raggiungere i propri fini. Ora, chi ascolta la parola del Crispi, senza conoscer l’uomo, può a bella prima crederlo tutt’altro da quello che è. I suoi attacchi sono arditissimi, e spesso sembra sia la foga dello sdegno che li detti, talchè sollevano, o almeno sollevavano a bel principio (adesso il Parlamento comincia a conoscere la maniera del Crispi e non se ne formalizza più tanto) una vera tempesta di recriminazioni e di animose disapprovazioni sui banchi della destra e del centro. Il Crispi non se ne è mai sgomentato, nè se ne sgomenta, non se ne è mai turbato, nè se ne turba. Lascia che i clamori cessino, o li domina talvolta colla robusta sua voce, e continua il suo discorso dal punto preciso in cui l’interruzione glielo aveva fatto sospendere, non tenendo il benchè menomo conto dell’uragano da lui sollevato. Bisogna però avvertire che se il Crispi dice sempre in fondo tutto quello che intende di dire, e ciò con la maggior chiarezza possibile, ei si guarda bene dal dar seriamente ragione agli interruttori, e i suoi discorsi i più aggressivi in sostanza, conservano nella forma tanta prudenza e decoro di espressioni da non legittimare un richiamo all’ordine per parte de’ suoi colleghi o del presidente. E si converrà che così facendo il Crispi dà anche saggio di un’abilità non comune, mentre il saper misurare le parole in mezzo alle tempeste della Camera, e mentre da un gran numero di banchi, compresovi spesso quello del ministero, partono le più vive apostrofi al suo indirizzo, non è il fatto di tutti. In alcuni di quei momenti si osserva che l’oratore si arresta e sembra cercare la frase; egli è ch’ei vuol trovarla adatta, tale che esprima bene tutto il suo pensiero, ma che non dia presa agli avversari. Si ritenga