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di rendere il governo l’espressione del voto del paese, benchè nei giorni supremi di una rivoluzione valga sempre la volontà di un solo meglio delle discussioni di molti, come i fatti ebbero per isventura a darne prova. Una commissione presentò il progetto relativo al comitato generale, secondo cui proponeasi la costituzione del 1812 per base fondamentale, riserbando alle camere di modificarne gli articoli con altri più compatibili ai tempi, ad eccezione della legge elettorale, che sin d’allora rendevasi, ispirandola ai principi della libertà, di gran lunga più larga. In conseguenza convocaronsi i collegi per l’elezione dei deputati e si preparava la generale apertura, mentre il comitato ed una commissione appositamente creata per trattare con lord Minto, da Ferdinando incaricato della mediazione per gli affari di Sicilia, rifiutavano di accettare le concessioni che il re gettava come elemosina e con l’intento di riprenderle l’indomani.

In Napoli intanto, essendo il 6 marzo cambiato di nuovo il ministero, il gabinetto che prendeva le redini del governo inviava a lord Minto parecchi decreti del Borbone, firmati nello stesso giorno, nel quale egli, impaurito per la rivoluzione di Parigi, adottava l’atto di pubblicazione del Parlamento, istituiva presso di sè un ministero per l’amministrazione della Sicilia, chiamava ministri alla sua immediazione i presidenti dei quattro comitati subalterni e nominava altresì luogotenente generale del re nell’isola l’ammiraglio Ruggero Settimo con incarico di aprire il 27 di marzo le due Camere legislative. Queste concessioni, senz’altro e senza guarentigia, cos’erano se non questioni di nome, se non se astuzie per guadagnarsi, o almeno discreditare quegli uomini in cui il popola grandemente fidava?

I presidenti dei quattro comitati subalterni si rilegarono ricisamente a disuggellare i plichi a loro diretti; lo stesso voleva fare il Settimo, ma costretto da lord Minto, il quale sulla sopraccarta aveva scritto di proprio pugno «il dispaccio diretto a Ruggero Settimo luogotenente del re doversi intendere diretto a Ruggero Settimo presidente del comitato generale: