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zione nel 1848 e nel 1849 ed al cui racconto siamo ora appunto pervenuti.

Era la terza grande insurrezione che avveniva in Sicilia nella prima metà del secolo presente ed era la terza volta che il Settimo pigliava parte precipua a favore delle aspirazioni del popolo. Le tre date, pur troppo famose, del 1812, 1820, 1848, se segnano nei registri della storia tre gloriose epoche per quell’isola. additano del pari i tre periodi della pubblica vita dell’illustre cittadino. Potrebbe dirsi che la patria ed il patriota hanno comune l’istoria; e così è, poichè i fatti parziali del 1837, al proposito delle stragi del colera, dal popolo credule opera del governo, e le congiure del 40 e degli anni successivi, non che il sollevamento di Messina nel settembre del 1847 non possono chiamarsi col nome di rivoluzioni, essendo stale spente sul nascere; ma solo debbono considerarsi come sintomi della incompatibilità dei Borboni al regno, e quali forieri altresì dello scoppio del 12 gennaio 1848, pel quale il paese riunì e mise in opera tutte le sue forze vitali.

In nessun altro periodo rivoluzionario la Sicilia ebbe più di questa volta completa indipendenza e tempo per apparecchiarsi alla difesa. È imitile sollevar qui la discussione sui vantaggi della perfetta unificazione delle Due Sicilie; noi non iscriviamo la storia dell’isola, e quindi ci tocca soltanto di accennare alle vicende che risguardano dappresso il nostro soggetto.

Crediamo nondimeno che ad un popolo martoriato in mille maniere e che vedeva i napoletani spacciarsi per conquistatori e non per fratelli, mentre conservava ancora la memoria del tempo in cui fu padrone di sè medesimo, per Dio! non si debba dire col linguaggio di un ragioniere che l’utilità dell’unificazione fosse da preferirsi alla passione dell’amor proprio. Il plebiscito del 1860, messo a confronto con la smania autonomica del passato, è la più bella smentita per coloro che accusano la Sicilia d’imperdonabile cecità nell’aver voluto separarsi da Napoli.

A settantanni, vecchio venerando, Ruggero Settimo, fu uno dei primi che gl’insorti del gennaio 1848 vi-